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Il ruolo dell’idrogeno nella mobilità del futuro

Il ruolo dell’idrogeno nella mobilità del futuro

L’Hydrogen Council si è riunito alla COP23 di Bonn per discutere lo scenario della nuova mobilità eco friendly con un ampio ricorso all’idrogeno.

Hydrogen Council è un gruppo di lavoro creato all’inizio di quest’anno in occasione del World Economic Forum che si tenne a Davos: ne fanno parte Air Liquide, Alstom, Anglo American, Audi, Bmw Group, ENGIE, General Motors, Honda, Hyundai Motor, Iwatani, Kawasaki, Plastic Omnium, Royal Dutch Shell, Statoil, The Linde Group, Toyota e Total, nonché Ballard, Faber Industries, Faurecia, First Element Fuel (True Zero), Gore, Hydrogenics, Mitsubishi Corporation, Mitsui & Co, Plug Power, e Toyota Tsusho.

Sulla base delle stime risultate dalla “due giorni” della COP23 di Bonn, che si è basata sull’analisi di un rapporto intitolato “Hydrogen, Scaling up” sulle prospettive di impiego dell’idrogeno su scala mondiale e su innovative tecnologie di propulsione in rapporto alla sostanziale trasformazione energetica in atto a livello mondiale, l’Hydrogen Council ha indicato come un impiego ad ampio spettro dell’idrogeno (appunto: nei settori dell’autotrazione, così come per il riscaldamento e per l’industria) contribuirebbe, entro il 2050, ad un aumento della domanda relativa – conseguenza di una richiesta di approvvigionamento dieci volte superiore rispetto ad oggi – che inciderebbe per il 18% sul fabbisogno energetico totale.

In termini di attenzione all’ambiente, ciò andrebbe (sempre entro il 2050) a tradursi in un “taglio” alle emissioni di CO2 nell’ordine di 6 miliardi di tonnellate, e quindi ad una concreta attenuazione del fenomeno del riscaldamento globale. Da qui è facile comprendere l’importanza dell’idrogeno nello scenario mondiale del futuro: “La società del ventunesimo secolo deve spostarsi verso un impiego diffuso di fonti energetiche a basso impatto ambientale – indica Takeshi Uchiyamada, presidente di Toyota Motor Corporation e co-presidente dell’Hydrogen Council – E l’idrogeno rappresenta una indispensabile risorsa per conseguire questo obiettivo, perché può essere impiegato per lo stoccaggio e il trasporto di altre fonti energetiche rinnovabili”. “Se si parla di futuro della mobilità, le tecnologie a zero emissioni rappresentano una parte integrante delle nostre strategie industriali per il futuro – sottolinea Jochen Hermann, vicepresidente della Divisione Sviluppo CASE ed e-Drive per il Gruppo Daimler – I vantaggi della trazione a celle di combustibile sono molteplici: adeguata automnomia di marcia, tempi di rifornimento brevi e rilascio di acqua dal tubo di scarico. Inoltre, questa tecnnologia offre notevoli opportunità di impiego per il settore Truck & Bus: con un’incidenza via via crescente delle fonti rinnovabili nella rete energetica globale, l’idrogeno assumerà un ruolo sempre più di primo piano, fino a rendersi appetibile anche nella mobilità del futuro”.

Per un concreto boost all’impiego dell’idrogeno quale fonte di energia su larga scala, è tuttavia necessario un ingente sforzo finanziario. A conti fatti, indicano i membri dell’Hydrogen Council, si parla di qualcosa come 25-30 miliardi di dollari all’anno da qui al 2030. Una cifra considerevole, che in ogni caso potrebbe risultare alla portata di molti Stati e Gruppi industriali se si procederà ad un adeguato quadro di regolamentazione: ogni anno, il monte-investimenti per l’energia a livello mondiale è nell’ordine di 1.700 miliardi di dollari (di questi, 650 miliardi per il petrolio e i gas, 300 miliardi per le fonti elettriche rinnovabili, e più di 300 miliardi per l’alimentazione dell’industria automotive).

Sul potenziale dell’energia per autotrazione, l’Hydrogen Council stima che a pieno regime l’idrogeno sia in grado di alimentare da 10 a 15 milioni di autovetture e 500.000 automezzi pesanti entro il 2030, senza contare le possibilità di impiego in altri settori: dalla lavorazione delle materie prime ai processi industriali, dal riscaldamento delle abitazioni alla produzione di energia e al suo stoccaggio. Un potenziale che, in un’ottica decisamente ampia ma non lontanissima (viene indicato il 2050) potrebbe sviluppare un fatturato globale che si attesterà su 2.500 miliardi di dollari e la creazione di più di 30 milioni di posti di lavoro.

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